Biodinamica: l’agricoltura del Terzo Millennio
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“Non è solo un modo per coltivare la terra in armonia con l’ambiente e per produrre prodotti più buoni, più sani e più sicuri, ma una prospettiva concreta per far ripartire l’economia del Paese, per creare nuovi posti di lavoro e per difendere il nostro territorio. Il mondo dell’agricoltura biodinamica – composto in Italia da oltre 4500 piccole e grandi aziende – è parte integrante di quel quadro d’insieme che rende il nostro paese unico e speciale agli occhi del mondo, fatto di agricoltura, alimentazione, paesaggio, ambiente, turismo e arti.” Questa è stata la dichiarazione primaria del convegno internazionale dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica tenutosi quest’anno in occasione di Expo Milano, in collaborazione con l’Università Bocconi.

Con quasi un secolo di storia alle spalle, l’agricoltura biodinamica dimostra attualmente un andamento in forte crescita.

 

Ma in cosa consiste precisamente?

È anzitutto una filosofia, ispirata alle teorie antroposofiche del filosofo Steiner, il cui fondamentale assunto è che la campagna non è una mera fonte di reddito, bensì una sorgente di vita, con cui instaurare un rapporto di rispetto e scambio amorevole.

Produrre biodinamicamente significa affidare la salute della terra e delle piante alle energie della natura e al sapere dei contadini, rifiutando le soluzioni chimiche e apportando i necessari nutrimenti tramite tecniche naturali; mentre l’aspetto di protezione e rafforzamento della pianta nei confronti delle malattie è attuato con il “metodo dell’osservazione”, ovvero con la presenza del contadino in campagna. Mentre infatti nell’agricoltura tradizionale si agisce preventivamente con i prodotti chimici, a prescindere che la malattia ci sia o no, nella biodinamica bisogna intervenire (con elementi minerali e vegetali) soltanto nel momento in cui si presenta un problema. Il ritorno dell’animale in campagna, per sostituire i trattori ma anche per fornire letame fertilizzante, è poi un altro aspetto importante per questo tipo di concezione agricola che potremmo definire “a ciclo chiuso”.

Naturalmente tutto questo non può avvenire nell’agricoltura tradizionale, dove il primo pensiero è quello di abbassare i costi.

La metodologia ha trovato grande sostegno e puntuale applicazione nella produzione di vini, distillati, farine, e diversi altri prodotti cardine del Made in Italy.

Nonostante questo l’Ispra - l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - nel Rapporto da poco pubblicato ha indicato il nostro Paese come “il maggior consumatore di pesticidi per unità di superficie coltivata dell’Europa occidentale, con un consumo pari a 5,6 chili per ettaro ogni anno. Un valore doppio rispetto a quelli della Francia e della Germania.” Dati impressionanti che non lasciano spazio a grandi speranze, tenendo soprattutto conto che: "Il Piano italiano non contiene proposte concrete per tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente (…) Non è prevista una sensibile riduzione delle sostanze chimiche in uso.”

 

Cosa ci resta da fare? Difenderci da soli. E una delle più grandi armi di difesa che abbiamo è la consapevolezza.

Acquistare prodotti da agricoltura biodinamica significa non soltanto premiare coraggiose e virtuose aziende, ma anche assumere cibi più sani, sottoposti a rigidi controlli periodici, ed estremamente più ricchi in sapore e nutrimento. Proprio come quelli di una volta: prima che l’industria chimica convincesse il contadino che i fertilizzanti sintetici fossero sostanze fondamentali al nutrimento della terra, inquinando irrimediabilmente il nostro ecosistema e la nostra salute.

 

Vogliatevi bene, scegliete Bio & Dinamico!

 

 

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